Tre rappresentanti eletti in Consiglio Grande e Generale, una scuola di formazione politica avviata con successo, nuove relazioni e sinergie con le principali formazioni politiche europee. I Gdc (Giovani democratico cristiani) guardano ai traguardi raggiunti nel corso degli ultimi mesi, con gli occhi già rivolti alla ripartenza, a quando cioè l'emergenza Coronavirus sarà terminata e anche a San Marino la politica tornerà al centro del dibattito. Abbiamo fatto il punto con Lorenzo Bugli, presidente del movimento giovanile del Pdcs e dallo scorso dicembre consigliere nelle fila della maggioranza.
Dal momento del suo insediamento come presidente dei Gdc, tantissime cose sono cambiate. Quali sono state le principali trasformazioni del partito nel corso degli ultimi anni?
"Anzitutto ci tengo a fare una breve premessa, ricordando che a fine febbraio si sarebbe dovuto svolgere il 17esimo Congresso dei Gdc, che naturalmente è stato rinviato a data da destinarsi per via della crisi Coronavirus. La nostra idea per questo Congresso non era quella di un mero esercizio di rinnovo delle cariche, ma qualcosa di molto più complesso, strutturato e profondo. Il fatto di non essere riusciti ad organizzarlo non vieta assolutamente di poterlo nuovamente convocare in un momento più opportuno. Sarà l'occasione non solo per ribadire la nostra voglia di collaborare all'interno della società, ma anche approfondire l'attuale situazione, dando delle risposte anche su quello che è il ruolo dei giovani nello scenario della crisi. Una crisi che, è bene ricordarlo, sarà sicuramente la più forte dal dopoguerra ad oggi, e che ci porterà a rivedere tantissimi aspetti della nostra vita, a cominciare da quelli economici, certamente, ma senza dimenticare l'aspetto solidaristico. A mio avviso dovrà essere rimesso in moto un meccanismo che purtroppo negli ultimi anni si era inceppato, che è quello del forte senso di comunità che è uno dei pilastri dei Gdc. Mi riferisco alla centralità di alcuni valori, all'importanza di essere sammarinesi, l'appartenenza a radici storiche forti, il riscoprire la nostra identità e le nostre tradizioni per costruire un domani che dev'essere fondato proprio su questi elementi. Detto ciò, passo alla risposta vera e propria. Ricordo ancora come se fosse ieri quando nel 2017 ereditai in qualità di presidente la guida dei Gdc. Era una giovanile molto diversa da oggi che purtroppo aveva visto scendere la Dc da principale forza politica del Paese a forza di opposizione. Il morale era basso, le risorse limitate e il movimento nel suo insieme aveva disperato bisogno di uno scatto propulsivo. Prendere le redini del gruppo giovanile del partito più antico del Paese (72 anni di storia proprio oggi) è stato sicuramente il compito più difficile che io abbia mai affrontato nel corso della mia carriera politica. Ricordo benissimo che in quell’assise congressuale furono due le tesi importanti che i giovani democratico cristiani sostennero: la voglia di formarsi e la voglia di comunicare. Comunicare che c’era un giovanile che aveva delle idee e che non era al traino di nessuno ma poteva essere forza propulsiva sia per il partito che per il paese. Sono orgoglioso di poter affermare che in questi anni il giovanile è cresciuto molto perché siamo partiti proprio con la formazione. Il primo passo sono stati i corsi di giornalismo e di public speaking per capire proprio quali erano gli strumenti migliori e come comunicare al meglio quelle che potevano essere le proprie opinioni. Siamo andati avanti con dei corsi di social media contro le fake news, abbiamo fatto degli approfondimenti importanti con delle iniziative sui libri per poi riprendere con forza, sempre nel 2017, l’attività all’interno dello YEEP, del giovanile del Ppe, conoscendo poi i nostri futuri amici dell’EDS, con i quali ad oggi abbiamo stretto un rapporto fortissimo accreditandoci in maniera importante a livello europeo ed entrando a far parte di questa famiglia che è la European Democratic Students, che rappresenta un milione ottocentomila studenti in tutta Europa. In più abbiamo lanciato, grazie all’amico Pasquale Valentini che non smetterò mai di ringraziare perché è sceso ovviamente in campo con noi giovani, la scuola di formazione politica. Scuola che dopo il nostro congresso verrà promossa in maniera ancor più decisa con dei temi che già stiamo un po’ affrontando anche in questi giorni di crisi. In questo periodo di distanziamento forzato, noi membri dei Gdc continuiamo naturalmente a vederci e incontrarci sui social media, attraverso le dirette streaming, con l'obiettivo di continuare a formarci, perché la cultura è la chiave per una maggiore consapevolezza e per agire in maniera responsabile".
Parliamo proprio della scuola di formazione politica: può dirci qualcosa di più?
"La scuola di formazione politica è basilare secondo me non solo all'interno dei movimenti giovanili, ma anche in tutti i partiti. Questa è un messaggio che io, con la mia presidenza, mi sono sempre impegnato a trasmettere. Infatti la nostra scuola di formazione politica non è riservata solo ai tesserati della giovanile, ma è aperta a tutti i simpatizzanti o politici attivi o anche consiglieri che vogliono partecipare. E’ una scuola nella quale noi facciamo delle riflessioni importanti, dove portiamo temi di attualità ma anche le basi del diritto, dove approfondiamo determinate tematiche magari attraverso il dibattito e il confronto. Ricordo nelle nostre lezioni passate abbiamo anche parlato dei diritti e dei doveri che hanno i cittadini con delle riflessioni che sono venute fuori dal Meeting di Rimini su Luciano Violante. Quello su diritti e doveri è stato uno dei passaggi più importanti della scuola. Mi permetto di citare una delle frasi di Aldo Moro a cui sono molto legato, che è fonte di ispirazione per la nostra scuola di formazione politica, che dice ‘"La stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere". Questo ci fa capire quanto è importante che la politica sappia da una parte lavorare per i diritti, ma sappia anche, e lo vediamo maggiormente in questa fase storica, dare e far passare il giusto senso del dovere. E dobbiamo anche ricordarci, tra le tante riflessioni, quanto i nostri nonni abbiano combattuto per i diritti che ad oggi a noi sembrano scontati. Anche il fatto di poter avere determinate libertà lavorative, di opinione, ecc., rappresenta una grande conquista, anche se noi negli anni ce ne siamo forse scordati. Abbiamo parlato poi di tante cose importanti, dall'Europa all'economia, anche con altri amici, ospiti e tecnici. Nella scuola non mancano momenti più tecnici, come quelli dedicati a public speaking, giornalismo e tante altre piccole cose che noi facciamo all’interno di questo involucro che è fondamentale per costruire una classe dirigente politica che sia forte, consapevole e che sappia agire nell’interesse delle persone senza fare semplicemente slogan o strafalcioni come si vedono purtroppo anche in gran parte degli scenari politici attuali".
I Gdc sono molto attivi anche sul fronte delle relazioni internazionali: quali sono i vostri principali interlocutori in Europa e all'estero?
"Il nostro referente in Europa è il Partito Popolare Europeo, che ricordiamoci è stato fondato dagli storici di Centro, democratico cristiani e liberali, per cui da vari partiti come CSU e Democrazia Cristiana insieme a tantissimi altri come ad esempio il Partito popolare spagnolo. Tutti dall’interno hanno costruito questa grande area che compone i Popolari in Europa. Popolari perché fortemente legati al popolo, a quel ceto di centro destra europeo che ha tra i suoi lavori la difesa del lavoro, delle aziende, della famiglia e della vita. Questa è l’area dei popolari. In questa area, noi come giovanile siamo membri a tutto tondo dello YEEP, che è il giovanile del PPE e da poco (sono tre anni) abbiamo avviato delle relazioni personali con i leader di EDS (European Democrate Student), che è sempre un'altra ala storica del Ppe che rappresenta tutti gli studenti e i rappresentanti giovanissimi dei partiti europei. Siamo già entrati all’interno come observer members per poi un domani diventare full members di questa attvità portando ancora di più un nostro contributo e la nostra voce all’interno degli scenari europei per quanto sia possibile, almeno per una Repubblica piccola e storica come la nostra che non si è mai sbilanciata. I rapporti internazionali sono fondamentali, a maggior ragione per uno Stato come il nostro che non ha confini marittimi o aereoportuali e che quindi basa tutto sul dialogo per mantenere forti e saldi i legami. Ricordiamoci di quando la nostra Repubblica poteva contare sui migliori rapporti con i grandi leader europei e internazionali quanto abbia tratto beneficio da queste cose e di quanto noi dovremmo lavorare affinchè ciò avvenga di nuovo".
All'ultima tornata elettorale i GDC hanno eletto in Consiglio Grande e Generale tra rappresentanti: quali saranno le battaglie che cercherete di portare avanti?
"Sono tre i giovani rappresentanti dei Gdc all’interno del CGG nelle file del PDCS. Uno è una riconferma delle legislature precedenti e ha assunto anche il ruolo di capogruppo. Mi riferisco ad Alessandro Cardelli, che aveva 21 anni quando è entrato im Consiglio Grande e Generale, rappresentando i nostri giovani e portando avanti un’iniziativa importantissima che dovremo riprendere per adattarla ai tempi odierni. Mi riferisco alla legge sull’imprenditoria giovanile che oggi sarebbe da rivedere ma sempre con l’ottica di avvicinare i giovani all'avviamento di un'azienda. Abbiamo poi due novità: il sottoscritto e Alice Mina. Ho ricoperto il ruolo di consigliere della giunta di castello di Città per 5 anni: per me è stata una palestra formativa davvero importante. Alice Mina ha ricoperto ruoli fondamentali come quello di segretario particolare, di presidente del giovanile, ha avuto dei ruoli di direzione all’interno del partito, per cui siamo sì giovani, ma nati da un percorso politico importante che è partito dal basso. Queste sono cose che voglio sottolineare perché devono essere la base di una classe politica a tutto tondo, indipendentemente dai partiti. In questi giorni, settimane, mesi siamo stati colpiti da una delle più grosse crisi dal dopoguerra, che ci ha visto rimettere in gioco tutto quello che davamo scontato fino a ieri. Il nostro paese, come tanti altri, si è trovato di fronte ad un emergenza e sta combattendo questa grande epidemia. Questo per dire che fino a ieri avevamo una cognizione delle priorità e degli interventi da portare in Consiglio diversa da quelli di oggi. Bisogna rivedere, a maggior ragione come giovanile, quell’assetto per poter iniziare in maniera immediata a dare delle risposte e per aiutare i tanti giovani che in questo momento si trovano in difficoltà. Sicuramente un aspetto importante è la cultura, perché questa crisi ci ha insegnato quanto sia fondamentale ripartire dalle radici culturali che stanno alla base della nostra società rimettendo al centro un corretto stile di vita, la solidarietà, l’aiuto reciproco, tutte cose che stiamo vedendo in questa fase di crisi e che non dobbiamo perdere ma che dovranno diventare caposaldo per la nostra società. Porteremo in Consiglio anche le battaglie dell’innovazione. Vediamo oggi quanto sia importante avere un apparato digitale che risponda in maniera forte alle esigenze dettate in questo momento dalla crisi ma che un domani saranno le esigenze normali. Non possiamo più concepire determinati settori come facevamo prima. Vediamo quanto sia importante l’online: seguire lezioni online, pagare bollette online, lavorare online facendo smartworking. Questi dovranno essere un domani i nostri capisaldi. Senza dimenticare naturalmente i rapporti internazionali. Sarà importante avere dei giusti interlocutori che ci aiutino un domani a ricostruire quello che deve essere sia un modello sia una partecipazione negli organismi internazionali".