La CSU commenta il raggiungimento dell'accordo sulle indennità di malattie da parte del Consiglio Grande e Generale.
Il Consiglio Grande e Generale ha trovato all'unanimità una mediazione accettabile in merito all'indennità di malattia, soprattutto perché non ci saranno differenze tra chi ne ha avuto bisogno prima o dopo il 20 aprile".
Per la Centrale Sindacale Unitaria era un punto fondamentale, così come il riconoscimento dell'infortunio sul lavoro per chi è stato contagiato lavorando in prima linea, in primis il personale sanitario, della protezione civile e delle forze dell'ordine.
E' stato invece demandato ad un regolamento l'individuazione di malattie da sottoporre al regime vigente fino all'inizio dell'emergenza sanitaria, quali quelle oncologiche e croniche.
"Tutte le altre malattie comuni saranno retribuite, con effetto retroattivo, ovvero con decorrenza dal 14 marzo scorso, al 60% per le prime due settimane e poi all'86%.
"Tale mediazione - sottolinea la CSU - poteva essere trovata ben prima, se il Governo non si fosse lasciato prendere la mano, annunciando a sorpresa il ripristino delle condizioni preesistenti, le quali sarebbero state ovviamente salutate favorevolmente da tutti i lavoratori, per poi fare una parziale retromarcia".
Per quanto riguarda invece il reddito minimo garantito, "la misura recentemente introdotta si sta rivelando una vera e propria beffa per tutti quei lavoratori che per svariati motivi hanno avuto, in misura sostanziale, il reddito decurtato a causa dell'emergenza sanitaria e per chi è nelle liste di disoccupazione senza avere ravvicinate opportunità di trovare lavoro . Infatti, solo in pochissimi riceveranno i contributi necessari per fare fronte a tutte le spese obbligatorie".
"E' doveroso precisare - continua la CSU - che non è affatto vero che tale misura è stata condivisa da tutte le parti sociali: o meglio, è vero rispetto all'obiettivo, da noi richiesto a gran voce, ma non in riferimento al risultato pratico. Avevamo in realtà chiesto a gran voce di adattare alla situazione attuale i princìpi istitutivi del Fondo Straordinario di Solidarietà, ovvero il sostegno necessario a far fronte alle spese indifferibili, che non si possono quantificare unicamente in base ai componenti il nucleo familiare ed al 50% dell'affitto. Il meccanismo individuato va pertanto rivisto sostanzialmente, anche in riferimento alle disponibilità finanziarie. Le famiglie che dispongono infatti di oltre 6.000 euro non possono accedere ad alcun beneficio. Riteniamo che, attraverso l'introduzione di alcuni scaglioni, detta soglia debba essere elevata, per evitare che le famiglie siano costrette a dare fondo ai propri pochi risparmi, prima di essere considerate meritevoli di un sostegno economico".
Richieste di modifica, conclude la Centrale Sindacale, che "abbiamo posto all'attenzione del Governo nell'ambito del provvedimento che si sta discutendo rispetto alla proroga della CIG ed alla sospensione dei licenziamenti collettivi. Contiamo che vengano tenute in debita considerazione".