Per info e segnalazioni:
sanmarino.geronimo it in-commissione-sanit-si-parla-dellemergenza-coronavirus-A13448 001 Max 16° Venerdì 22 Novembre 2024
sanmarino.geronimo it in-commissione-sanit-si-parla-dellemergenza-coronavirus-A13448 002 Per info e segnalazioni: +39 3339968310 -
Cronaca 13:52 | 08/05/2020 - Repubblica San Marino

In Commissione Sanità si parla dell'emergenza Coronavirus

I lavori della Commissione si aprono con il Comma Comunicazioni. Vladimiro Selva (Libera) rivolge un appello all'ufficio di presidenza “relativamente alla possibilità di garantire aI cittadini di poter udire i lavori della Commissione”. Guerrino Zanotti (Libera) chiede invece chiarimenti circa “le dimissioni di medici dalla struttura ospedaliera”, in particolar modo “i dottori Romeo, Cruciani e Gasperoni” mentre Marika Montemaggi (Libera) richiede un aggiornamento su  “eventuali violenze in ambito domestico”. Il Segretario Roberto Ciavatta ricorda che “la proposta di prevedere lo streaming anche nelle Commissioni era arrivata proprio dal Movimento Rete” ma era stata “bocciata su spinta di Rf”. La questione, aggiunge, “si può risolvere solo con una modifica del regolamento”. A proposito delle dimissioni dei medici, Ciavatta ricorda, per quanto riguarda i tre nomi fatti da Zanotti, che si tratta “di persone che stanno andando o sono già in pensione”.  “Romeo – spiega il Segretario - non fa ambulatorio: ho il dovere di trovare un primario che faccia anche ambulatorio garantendo anche la neonatologia. Siamo già al lavoro per trovare un sostituto”. Il dovere del Segretario di Stato “è di assicurare un controllo che non c'è stato per troppo tempo” afferma Ciavatta, che poi cita il caso di “un medico che per un mese mezzo, due mesi non si è presentato al lavoro” e della cui situazione “siamo venuti a conoscenza solo ieri”. 
     
     Si entra quindi nel vivo della Commissione con i riferimenti dei rappresentanti del gruppo di coordinamento sulle emergenze sanitarie. A prendere la parola è il Segretario di Stato Roberto Ciavatta il quale informa che “siamo giunti all'8% di tamponi sulla popolazione. Percentuale significativa che ci parifica alla Regione Veneto e che ci pone 4 volte al di sopra della media territoriale italiana. Si aggiunge un quasi 16% di test sierologici sulla popolazione”. Il Segretario di Stato rivendica “con orgoglio” il metodo San Marino per quanto attiene lo screening alla popolazione: “Da fuori si chiedono se la nostra strategia aggressiva nei confronti del virus possa salvare l'Europa. Sono già partiti alcuni studi con Università italiane”. Quindi il riferimento del Commissario straordinario, il dott. Massimo Arlotti, il quale anzitutto spende alcune parole sull'utilizzo dei farmaci. “ Ho dato indicazioni di usare farmaci antivirali subito e di usare farmaci inibitori della reazione immunitaria nel momento in cui essa si verificava”. Quindi un passaggio sul tema dell'assistenza domiciliare. “Sono state valutate le caratteristiche dell'ambiente della domiciliazione, è stato dato sostegno ed educazione per ridurre il rischio di contagio familiare, che spesso era una cosa già avvenuta”. Inoltre sono stati attivati “numeri di telefono dedicati con medici e infermieri di riferimento per i pazienti domiciliati. Il principio è stato di non lasciare solo anche chi era a casa”. “Quello su cui stiamo investendo – precisa Arlotti – è la rapidità dell'intervento, che a mio avviso è più importante del numero di persone effettivamente testate. Se riusciamo a fare la diagnosi in giornata siamo in grado di tracciare i contatti ed attivare subito le quarantene”. In tal senso, “abbiamo fornito ai medici la possibilità di fare tamponi a chi ritenessero utile anche sulla base di sintomi minori”, mentre per le aziende “abbiamo messo in piedi un sistema di chiamata rapida”. Già testati  “quasi 800 lavoratori”: il riscontro al virus è “dell'1 per cento sui sammarinesi e del 2 per cento nei frontalieri”. A proposito dei decessi, chiarisce Arlotti, “le persone che hanno contratto Covid sono morte tutte in ospedale e con diagnosi: a San Marino non c'è nemmeno un morto di cui non sappiamo la causa.  Il 60% delle persone decedute aveva un'età compresa tra 80 e gli oltre 90 anni e molti di loro avevano tumori o altre gravi patologie. E' morta solo una persona sotto i 60 anni”. Inoltre “le strutture dove c'erano persone fragili hanno avuto dei contagi ma non ci sono state le stragi viste in Lombardia o altre Regioni italiane”. Valentina Ugolini, vice capo della Protezione Civile, dopo aver ricordato gli sforzi compiuti e le sinergie attivate, ribadisce la “necessità di attivare una norma specifica sul volontariato”. Spazio quindi alle domande dei Commissari e gli altri interventi. 
     
      “Quali possono essere gli scenari futuri per adeguare la nostra struttura ospedaliera?” domanda Miriam Farinelli (Rf). Marika Montemaggi (Libera) chiede invece se “in questa fase non sia possibile utilizzare le cliniche per incrementare il numero dei test sierologici e quindi avvantaggiarci un po'”.  Poi aggiunge. “la nostra produzione interna basta a compensare il nostro fabbisogno di mascherine?” Maria Luisa Berti (Npr) ritiene che in futuro un ruolo fondamentale dovrà essere esercitato “dalla medicina di base, che negli ultimi anni ha invece avuto un depotenziamento”. Per Vladimiro Selva (Libera) “sarebbe importante riuscire a definire il valore medio di positività nella popolazione”. Domanda inoltre “quali siano le relazioni con le Ausl” per la gestione dei frontalieri positivi. Arlotti torna a insistere sul concetto “della rapidità” piuttosto che “sui numeri” e sottolinea che nell'affrontare l'emergenza “abbiamo costruito una serie di competenze che se non venissero salvaguardate sarebbe un patrimonio buttato”. Poi aggiunge: “Quella sulle mascherine è una discussione da talk show”. Gabriele Rinaldi chiarisce alcuni aspetti sul ricorso ai laboratori privati: “Non possiamo pensare di fare qualsiasi cosa”. Occorre conoscere prima “la precisione analitica delle metodiche”. In chiusura la dottoresa Ivonne Zoffoli (Direzione Dipartimento Ospdaliero) ricorda che “il nostro ospedale è quasi completamente bloccato per quanto riguarda le normali attività dal 9 marzo scorso”.  In queste settimane, aggiunge, “abbiamo lavorato a un documento per una riapertura parziale dei reparti”, ma “l'ospedale dovrà cambiare e non potrà più essere quello di prima”. “Tutte le degenze – puntualizza - dovranno essere necessariamente ad un letto. Tutte le unità operative dovranno avere una zona cuscinetto dove ricoverare i pazienti che arrivano in urgenza e hanno bisogno di essere studiati prima di essere messi in degenza ordinaria”.